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Agenzia Dogane Monopoli

Tassazione e imposizione fiscale del poker online

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Quando e come dichiarare le proprie vincite al poker? Quale è il limite tracciato dallo Stato Italiano tra giocare due carte al bar e venir considerato un professionista e pertanto passibile di imponibile?

In questo articoli tenteremo di fornire un sommario dei principali aspetti legali incluse leggi, normative, tasse e documenti sul gioco d’azzardo online.

Che tipo di giocatore sei per il Fisco

Sono molti i giocatori e team Pro che si dedicano a questa disciplina a tempo pieno lamentando la mancanza di una legislazione chiara e adeguata. Di fatto non esiste una singola riga del nostro codice intesa a definire la professione del giocatore di poker.

Ciò implica che chiunque intraprenda questa strada si sentirà necessariamente parte di una grey area e sarà costretto a richiedere consulenze e consigli di esperti suo malgrado. Da qui le rivendicazioni di chi chiede agli enti proposte di definire nuove e più chiare regole legali e fiscali

Dichiarare il reddito e pagare le tasse sul poker

Il poker come ogni altra forma di gioco d’azzardo è regolato in Italia dall’Amministrazione dei Monopoli di Stato (AAMS), che a sua volta fa parte della Agenzia delle Dogane e legifera tra l’altro su queste e tabacchi.

Da un punto di vista legale tutti i siti di gioco rientrano nella stessa normativa che include genericamente la categoria di “giochi a distanza” ovvero non si fa alcuna distinzione tra il Texas Hold’Em, il poker Cash, le vincite alle scommesse sportive e quelle ottenute nella sale del casinò o alle Slot.

Obblighi del cittadino italiano

Al pari di ogni altro cittadino (o residente) italiano, ovvero chiunque sia normalmente soggetto alla legge e imposizione fiscale dello Stato, anche il giocatore deve dichiarare le proprie vincite al Fisco come parte del proprio reddito:

[…] l’istante deve assoggettare a tassazione l’intero ammontare delle vincite percepite nel periodo d’imposta, senza tener conto delle spese sostenute per la loro produzione. Occorre inoltre considerare che l’articolo 30 del D.P.R. 29 settembre 1973, n. 600, prevede che tali vincite o premi, se corrisposti dallo Stato, da persone giuridiche pubbliche o private e dai soggetti indicati nel primo comma dell’articolo 23 dello stesso decreto, sono assoggettati ad una ritenuta alla fonte a titolo d’imposta con facoltà di rivalsa.

Il TUIR del 1986, articoli 67 e 69 stabiliscono chiaramente che le vincite in denaro ai fini IRPEF e secondo l’Agenzie delle Entrate:

  • vanno dichiarate nel modello Unico come “Redditi diversi” sezione RL15, provenienti da fonte altre che il lavoro e da proprietà patrimoniali;
  • oltre ad allegare copia di tutte le transizioni economiche inerenti al gioco effettuate nell’anno tra il nostro stato e l’Estero per somma superiori a 10.000 euro, sezione RW del modello Unico.

L’aliquota italiana è calcolata in base al totale dei redditi e delle spese dichiarate e varia quest’anno tra il 19 e il 43%.

Sorge un dubbio purtroppo confermato: nel testo è indicato “senza tener conto delle spese sostenute per la loro produzione”. Letteralmente questo significa che se io deposito 1000 euro su Gioco Digitale e perdo 700 giocando nelle prime settimane e infine mi attesto su un positivo in conto di 800€ al momento della mia dichiarazione dovrò indicare questo come importo imponibile pur sapendo di esser al momento tutt’atro che in attivo…

A titolo di esempio se nell’anno 2013

  • Somma dei depositi effettuati 1000€
  • Saldo positivo al momento della chiusura dell’anno fiscale 800€
  • Saldo reale -200€
  • Imponibile 800€

Inutile dire come questo abbia già scatenato le rivolte del web! L’impossibilità di dedurre le perdite subite nel gioco, le spese affrontate per registrarsi ai tornei e i viaggi, il PC, la corrente, l’abbonamento ADSL fa si che il Fisco ignori sistematicamente il saldo reale del giocatore che equivale in ogni altra professione al reddito netto e prenda in considerazioni i volumi di gioco qualora il player sia disposti a condividere con l’Agenzia copia delle transizioni effettuate da e per poker room.

Esempio pratico

Le legge italiana è complicata, lo sappiamo tutti, ma anche quelle Europea non scherza. Risale al 2004 un importante caso giuridico che ha coinvolto un uomo italiano “colpevole” di aver vinto al Casinò Perla di Nova Gorica una somma superiore a 700.000 euro.

Secondo la Corte Slovena questi sarebbe stato tenuto a versare alla casse del Governo locale una certa somma in quanto la vincita era stata fatto proprio su territorio Sloveno contrariamente a quanto stabilito dalla Commissione Tributaria di Trieste. Dopo 7 anni di udienze e centinaia di pagine di carteggio è la Corte di Giustizia Europea a imporsi affermando che la doppia imposizione violerebbe i principi del Diritto Europeo:

[…] l ‘art. 49 del trattato CE si oppone alla normativa di uno Stato membro secondo cui le vincite provenienti da giochi d ‘azzardo organizzati in altri Stati membri sono considerate come un reddito del vincitore assoggettabile ad imposta sul reddito, mentre le vincite provenienti da giochi d’azzardo organizzati nello Stato membro di cui trattasi non sono imponibili […]

Una diversa interpretazione

La vera origine dei contrasti nasce in quanto le transizione economiche delle room italiane .it (le uniche legali nel nostro paese) sono già tassate alla fonte con un imposizione del 20% sul rake stabilito per vincite superiori a 25,82 euro come stabilito dal decreto dello stesso AAMS e quindi, secondo molte esperti fiscalisti, si pone il problema di evitare una sorta di doppia tassazione inflitta ingiustamente, rendendo le sale da gioco a tutti gli effetti un “sostitutivo di imposta” per il cliente finale ovvero il player stesso.

Per maggiori dettagli vi rimandiamo al regolamento interno della poker room su cui giocate ma di fatto tutti i siti italiani sono tassati alla fonte (e quindi direttamente i loro utenti) in base al rake di partenza del gioco.

Forse per tali motivi è questa l’interpretazione legale che va oggi per la maggiori cui si attengono giocatori e giuristi e in base alle quale vengono effettuati i controlli ma va nuovamente sottolineato che di interpretazione si tratta e resta.

Logica vuole che questa sia la via se non altro “più semplice” per i contribuenti che eviterebbero questo modo inutili perdite di tempo e asfissie burocratiche e più garantista per lo Stato che si ritroverebbe a dover fare i conti con i pochi soli operatori e bookmakers riducendo la possibilità di errori e frodi.

Poker come dichiare il reddito

Vincere all’Estero – cosa devo fare

Anche nel caso decidiate di giocare fisicamente dall’Estero, perché vivete prossimi al confine oppure durante le vostre vacanze estive, oppure su poker room e siti stranieri .com siete tenuti a dichiarare le vostre vincite allo Stato Italiano come esplicitamente stabilito dall’organizzazione per il World Wide Taxation.

A meno di non fare parte degli italiani all’estero iscrivendosi nell’elenco anagrafico AIRE che certifica lo stato di non residente e libera da ogni vincolo fiscale con il proprio paese.

I consigli dell’esperto

Sopra un certo volume di denaro giocato all’anno risulta conveniente aprire un partita IVA. In questo modo sarà possibile approfittare dei vantaggi fiscali previsti per chi è giovane e non supera un certo reddito annuale (regimi minimi), detrarre le spese legate alla propria attività.

Per tutti i casi rimanenti sarà utile riassumere quanto detto in precedenza:

  • Vincite in Italia – Se inferiori a 25.82€ vanno dichiarate come redditi diversi. Se superiori sono direttamente soggette a trattenuta alla fonte e non vanno né dichiarate né contabilizzate.
  • Vincite all’Estero e poker room straniere – vanno sempre dichiarate come redditi diversi

In entrambi i casi i costi sostenuti non sono deducibili in alcun modo.